Il Messaggero libri – L’ipocrisia di una famiglia perbene

L’ipocrisia di una famiglia perbene nel nuovo romanzo di Eleonora Mazzoni


di Sabrina Quartieri
Il perbenismo zuccheroso di una famiglia osservato dagli occhi impietosi e intransigenti di un’adolescente, che non riesce a spiegarsi il perché i suoi genitori ridano “solo fuori di casa, mai dentro”. Con “Gli ipocriti”, edito da Chiarelettere, ultima fatica di Eleonora Mazzoni, la scrittrice (e attrice) si mostra ancora una volta bravissima ad entrare dentro gli umori, i dubbi e le ribellioni di una ragazza alla ricerca della sua identità e consegna ai suoi lettori un ritratto vivido e sincero di una famiglia religiosa, perbene e ipocrita dove Dio, seppur evocato, è in realtà lontanissimo.

Manu, la protagonista del romanzo, ha quindici anni e mezzo, non è bella, si considera un po’ sfigata anzi, non si trucca, non porta minigonne e fa parte, insieme ai genitori, di un gruppo cattolico carismatico e intransigente che a volte le va stretto, ma che giudica sempre meglio del mondo che c’è fuori. Perché lei non è come tutte le sue coetanee, che sanno sempre cosa vogliono e soprattutto, come si fa a stare con i ragazzi. Un pomeriggio qualunque Manu apre uno dei cassetti di suo padre, Amedeo, e trova qualcosa che mai avrebbe pensato di vedere: una confezione di preservativi. Per capire quale sia il vero mondo degli adulti, la ragazza nasconde delle telecamere-sveglia in casa e comincia a spiarlo, scoprendo la sua vita segreta, fatta di adulterio, finzione e depravazione.

E mentre segue in diretta la disgregazione della sua famiglia (formalmente perfetta, molto cattolica e in vista), pian piano Manu scopre l’abitudine dei grandi a mentire: si accorge che le bugie dilagano e investono persino la sua migliore amica, forse l’intera comunità di cui fa parte. Per la giovane non c’è tortura peggiore dell’incoerenza; soprattutto quella del padre, “che parla e fa il contrario”, che sembra un “predicatore pazzo”, quando si schiera per la famiglia e la monogamia, e poi, sistematicamente, tradisce sua moglie. Un uomo che indossa solo divise d’ordinanza seriali, che agli occhi di sua figlia, lo fanno sembrare “un Papa” o meglio, “una vergine all’altare”, e che si riempie la bocca di parole in cui neppure lui crede.

Ambientato a Bologna, “Gli ipocriti” racconta di un movimento religioso bigotto, impegnato in un estenuante (ma vuoto) proselitismo, fortemente gerarchico e subdolo, che giudica il mondo pur essendo sedotto dal potere, e che maschera le proprie bugie pur di conservare la fedeltà dei suoi adepti. Manu smette così di credere nelle parole vuote di don Ettore, negli insegnamenti finti di suo padre, nelle impacciate dimostrazioni d’affetto della madre Sara, nel rovinoso tentativo d’amore con Sam. Meglio (forse) l’irriverenza della sorella Valeria che la invita a trovarsi “uno straccio di fidanzato” o la superficialità simpatica e sgangherata della compagna di classe Linda. Soprattutto quando un evento imprevisto rimescola tutte le carte di una storia comunque tenera, vitale e drammatica. “Gli ipocriti” è allo stesso tempo finzione e verità, bisogno di conformarsi, ma anche di essere profondamente se stessi. E’ un romanzo sulla scoperta del vero sé, sull’accettazione e sul perdono, perché alla fine, saranno proprio le miserie e le debolezze umane dei personaggi della storia, il punto di partenza che permetterà loro di ricomporre il proprio destino.

Eleonora Mazzoni “Gli ipocriti” (Chiarelettere, pagg. 256, euro 16,90)

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